Pubblichiamo un articolo tratto da Famiglia Cristiana del 17 settembre 2017 tramite Banglanews
Gli accordi con Libia e Niger. Gli arrivi dei migranti sulle nostre coste sono drasticamente calati. Ma uomini, donne e bambini sono bloccati a morire nel deserto nigerino oppure rinchiusi nelle disumane carceri libiche. Non c’è nulla di cui essere soddisfatti.
Medici senza Frontiere ha diffuso qualche giorno fa una videotestimonianza della presidente internazionale Joanne Liu. In pochi minuti riferisce quello che ha visto nei centri di detenzione dei migranti in Libia.
Joanne Liu racconta di persone ammassate in stanze buie e sudicie, prive di ventilazione, costrette a vivere una sopra l’altra. «Gli uomini», aggiunge, «ci hanno raccontato come a gruppi siano costretti a correre nudi nel cortile finché collassano esausti. Le donne vengono violentate e poi obbligate a chiamare le proprie famiglie e chiedere soldi per essere liberate».
Per molto tempo si è detto e scritto che era intollerabile continuare ad assistere ai naufragi dei barconi. La Marina militare, la Guardia costiera, le navi delle Ong avevano operato nel Mediterraneo proprio per evitare tutto ciò. Ma per ottenere questo si era creato un problema politico, interno al nostro Paese ma anche nei confronti di un’Europa poco accogliente. Così, il nostro Governo ha deciso di cambiare strategia. Prima ha messo sotto accusa le Ong del mare, poi – con il pieno avallo dell’Unione europea – ha stretto accordi con Libia e Niger, pagando profumatamente l’impegno dei due Paesi a bloccare il passaggio dei profughi.
Ora i leader europei, italiani in testa, sono soddisfatti: il numero degli arrivi è in caduta libera, secondo il Viminale. Da inizio anno all’8 settembre 100.003 arrivi, il 19,71% in meno rispetto allo stesso periodo del 2016 (124.555). In agosto una riduzione dell’81,6%. Nella prima settimana di settembre sono sbarcati in Italia 876 migranti, contro i 16.975 dell’anno scorso.
Ma non c’è nulla di cui essere soddisfatti. Le persone che non sono arrivate in Italia sono bloccate a morire nel deserto nigerino oppure rinchiuse nelle disumane carceri libiche. Ossia nelle mani di quei trafficanti di esseri umani e aguzzini che prima le imbarcavano sui gommoni. I conti sono presto fatti: si tratta di decine di migliaia di persone.
L’unico “successo” di cui può vantarsi l’Europa è che non li vediamo più. Ma non possiamo far finta di non sapere che subiscono violenze e abusi di ogni genere. Joanne Liu e il presidente di Msf Italia Loris De Filippi hanno scritto una lettera aperta al premier Gentiloni: «Permettere che esseri umani siano destinati a subire stupri, torture e schiavitù è davvero il prezzo che, per fermare i flussi, i Governi europei sono disposti a pagare?».
Una domanda cruciale, che poniamo anche noi.