Lettera della Caritas Ambrosiana

Oltre la metà dei migranti esclusi dall’accoglienza, ospiti di Caritas Ambrosiana, oggi lavora ed è pronta a diventare autonoma.

«I soldi per l’integrazione sono un investimento, non un costo.
Basta con le polemiche sui compensi per il Terzo Settore. Noi vogliamo operare per aiutare le persone a diventare cittadini a tutti gli effetti in comunità più coese». Luciano Gualzetti – Direttore di Caritas Ambrosiana

In un solo anno, oltre la metà dei migranti ospiti della Caritas Ambrosiana che avrebbe dovuto lasciare i centri di accoglienza in virtù del primo Decreto sicurezza, ha raggiunto l’autonomia grazie alle scelte della Diocesi di Milano.

È quanto emerge dal primo bilancio del Progetto a favore degli esclusi dal sostegno pubblico voluto da Caritas per mitigare gli effetti negativi del Decreto Sicurezza.

Nella sola Diocesi di Milano, hanno potuto beneficiare dall’intervento 77 persone (di cui 29 minori), tutte titolari di permesso di soggiorno per ragioni umanitarie in carico alle strutture gestite per conto delle Prefetture dalle cooperative sociali della Caritas Ambrosiana e del territorio.

Migranti dunque cui lo Stato aveva riconosciuto il diritto a restare sul territorio nazionale ma che avevano perso il diritto all’accoglienza con l’entrata in vigore del decreto voluto dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Grazie, invece, all’iniziativa della Caritas Ambrosiana tutti gli ospiti hanno potuto proseguire i precorsi di integrazione che avevano intrapreso o iniziarne di nuovi negli stessi centri o in altri del sistema diocesano.

«Se avessimo dato seguito alle disposizioni del Decreto sicurezza, queste persone sarebbero oggi molto più deboli, più esposte al ricatto di sfruttatori di ogni risma e probabilmente le avremmo viste in coda ai centri di ascolto delle parrocchie. Con il nostro piccolo gesto, abbiamo dato a loro un’opportunità. E oggi a conti fatti possiamo dire di aver avuto ragione. Sommessamente crediamo che questa piccola storia possa aiutare a far capire più in generale che i soldi per l’integrazione dei migranti, se spesi bene, sono un investimento non un semplice costo», sottolinea Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana.

«Mi piacerebbe che fosse questo il livello del dibattito pubblico – aggiunge Gualzetti facendo riferimento alla circolare emanata dal Viminale nei giorni scorsi con la quale si ridefiniscono i compensi giornalieri per gli enti che si occupano di accoglienza -. Non si può svilire la discussione ad una mera questione di quattrini: il punto sono i servizi che devono essere offerti, perché è da quelli che dipende l’efficacia dell’intervento. Se lo scopo è l’integrazione, non ci si può limitare a fornire un alloggio.

Occorrono corsi di alfabetizzazione, corsi di formazione professionale agganciati al territorio, accompagnamento sociale. Come altri soggetti seri del terzo settore noi abbiamo sempre voluto mantenere questo livello di proposta. Al di sotto del quale non ha senso la nostra collaborazione. Per questa ragione abbiamo già oggi rimodulato il nostro impegno, rivedendo la nostra partecipazione ai bandi pubblici e promuovendo un sistema privato di accoglienza. Valuteremo attentamente le novità introdotte dalla circolare per capire come procedere in futuro».