GRAZIE A CHI A SCUOLA NE FA BELLA SEMINA COLORATA
(MARCO TARQUINIO)
Caro direttore, l’apprezzamento al giornale che lei e la sua Redazione realizzate ci porta a scrivervi per farvi conoscere un’iniziativa partita dalla nostra scuola media, a Lavagna, cittadina vicino a Genova. Con l’inizio della guerra (l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia) abbiamo affrontato l’argomento con gli studenti. È nata l’idea di dare voce a ogni singolo studente per poter esprimere il proprio desiderio di pace. È partito così il progetto delle “cartoline per la pace” che consiste nello scrivere su di un cartoncino 10,5x 15 cm (formato cartolina) la parola “Pace” colorandola e personalizzandola, sul retro scrivere semplicemente nome ed età.
Abbiamo iniziato a creare le nostre cartoline in una classe, poi in tutta la scuola, seguiti da tutte le scuole della città comprese elementari e asilo (magnifici i bambini di 4/5 anni che hanno saputo esprimere la loro richiesta di pace con grande espressività). Abbiamo capito che più siamo e più forte è il nostro messaggio; abbiamo coinvolto altre scuole in altre città e anche all’estero. Vorremmo che tutti i bambini/e ragazze/ i del mondo potessero aver voce e esprimere il loro desiderio di pace.
Paola Serra Scuola Media Don Carlo Gnocchi Lavagna (Ge)
Il direttore risponde:
La pace è come la libertà. Preziosa e fragile eppure contagiosa. Se ci si abitua, non ci si rinuncia facilmente. A meno che non si finisca per dare pace e libertà per scontate, fino a non custodirle più e a usarle tanto male da maltrattarle e perderle. Per questo, cara professoressa Serra, è davvero importante e benedetto il lavoro che lei e i suoi colleghi della vostra bella scuola ligure – al pari di tanti altri insegnanti di tutta Italia – state facendo per consegnare a studenti e studentesse una colorata e solare consapevolezza del valore della pace, senza la quale non c’è vera libertà e viceversa. Non è libero l’uomo che è tenuto a uccidere altri uomini perché è “in guerra”. Non è libera la persona che fugge perché la sua città è diventata campo di battaglia. Non è libera l’anziana che deve rintanarsi in cantina per sperare di scampare a bombe e violenze. Non è libero il bambino strappato alla casa e all’affetto dei genitori… Alimentare la
guerra è sempre nutrire quest’aspra mancanza di libertà. Chi dice il contrario, e magari parla di “eroismo” e “giuste ragioni” per sparare e distruggere, dice bugie. E ai più piccoli non si devono dire bugie. Si deve insegnare a stare accanto ai più deboli e che questo è l’unico modo per essere forti, e mai violenti…
Grazie, gentile amica, per la sua e vostra semina di pace.
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