PIETA’ L’E’ MORTA di Mario Calabresi
Respingimenti, espulsioni, censimento dei rom, ogni giorno Matteo Salvini lancia una parola d’ordine, alza la tensione, incattivisce gli animi.
Molta propaganda, nessun effetto pratico, ma un risultato sicuro: occupare completamente il dibattito e l’agenda politica.
Gioca sulle paure degli italiani, sul malinteso che serva un linguaggio violento e muscolare per garantire la sicurezza.
Niente di più sbagliato. Se hai l’onore di essere ministro dell’Interno, devi diventare campione della legalità e delle regole, non puoi continuare a fare il propagandista. Non basta mettere una cravatta blu per diventare una persona credibile.
Ma qui c’è di più, c’è una distorsione del linguaggio fatta scientemente, c’è la divisione della società, il tema razziale e c’è la costruzione di capri espiatori, siano essi i migranti che arrivano dall’Africa, le Ong, o i cittadini di etnia rom.
Il linguaggio e le pratiche sono spaventose, l’uso di parole che appaiono casuali ma servono a fare l’occhiolino e a stuzzicare vecchi e nuovi razzismi: “i rom italiani purtroppo ce li dobbiamo tenere”; “la crociera”; “la pacchia”. Un crescendo indegno. La maggioranza degli italiani – sostiene Salvini – condivide e lo segue. Forse è vero, lo confermano i sondaggi e una generale acquiescenza. Ma non significa, se ne facciano una ragione e i suoi sfegatati sostenitori, che abbia ragione o noi si debba essere d’accordo.
Mai mi sono sentito più a mio agio nel trovarmi in minoranza e ne sono orgoglioso.
Se poi guardiamo fuori dai nostri orizzonti vediamo dove porta la nuova dottrina dei confini sicuri, ai comportamenti atroci del governo americano: strappare i figli a chi passa illegalmente la frontiera. Centinaia di bambini lasciati soli nella disperazione.
In nome della sicurezza stiamo smarrendo umanità e compassione. Per parafrasare un canto partigiano di Nuto Revelli viene da dire: pietà l’è morta.