La resistenza è un lavoro sacro
di Alex Zanotelli
da Nigrizia – 3 maggio 2017
La politica anti-migranti dell’Unione Europea (UE), come del governo Gentiloni, si fa sempre più pesante. La UE, dopo aver siglato il criminale accordo con la Turchia (costato finora 3 miliardi di euro, ma che può arrivare a costare fino a 6 miliardi) per bloccare i profughi siriani, ha stipulato simili accordi con l’Egitto di al-Sisi e con il Niger per bloccare i migranti sub-sahariani.
Anche l’Italia, con il governo Renzi ed ora con Gentiloni, ha perseguito la stessa politica del Migration Compact firmando un patto scellerato con la Libia di El Serraj e un altro con i capi ‘tribali’ del Fezzan, per bloccare i migranti dell’Africa nera. Il governo italiano ha fatto altrettanto con il governo del Niger regalandogli 50 milioni di euro. Questa è la politica europea: esternalizzare le frontiere siglando patti con i peggiori dittatori. Una politica pagata a caro prezzo dai disperati della terra. Inoltre l’UE ha pesantemente militarizzato il Mediterraneo trasformandolo in un cimitero (stime dell’Oim parlano di 30 mila migranti sepolti nelle sue acque negli ultimi 15 anni).
E al suo interno l’UE persegue una politica anti-migratoria fatta di leggi discriminatorie e razziste, di muri, di fili spinati, di centri e ‘campi speciali’ come nell’Ungheria di Orban. “Campi di concentramento”, li ha definiti papa Francesco. E tanti paesi dell’UE si rifiutano di accettare la quota di migranti decisa da Bruxelles. L’UE infatti, prevedeva il ricollocamento di 160mila rifugiati ed invece è riuscita a ricollocarne solo 13mila!
Ancora più grave è il fatto che Bruxelles intende deportare un milione di migranti irregolari entro il 2017. Un ‘ operazione questa quasi impossibile, oltre che costosa, ma che rivela quale politica l’Europa stia perseguendo. “E’ vero che siamo una civiltà che non fa figli” ha commentato pochi giorni fa papa Francesco “ma anche chiudiamo la porta ai migranti. Questo si chiama suicidio.”
E Bruxelles chiede ai 27 stati membri di mettere mano alla propria legislazione per una politica più restrittiva nei confronti dei migranti. L’Italia ha prontamente risposto con il decreto Orlando-Minniti, il cosidetto ‘Pacchetto Sicurezza’. Il decreto, approvato dal Parlamento il 12 aprile con il ricatto della fiducia, stabilisce che il rifiuto di riconoscimento dello status di rifugiato da parte della Commissione territoriale non è ‘reclamabile’ se non in Cassazione. Non c’è quindi per il rifugiato la possibilità di un appello in Corte. Respinta la domanda, al rifugiato non resta che andare in un Centro Permanente per il Rifugiato (CPR), per poi essere espulso nell’inferno da cui è fuggito.
Fenomeno globale
E questo sta avvenendo non solo in Europa, ma anche negli Usa con il neo presidente Trump che minaccia di espellere undici milioni di clandestini, in buona parte latinos. Infatti Trump, oltre al muro tra gli Usa e il Messico (per la cui costruzione secondo la stima effettuata da uno studio dell’agenzia Bernstein Research citato dal settimanale britannico The Economist, servirebbero tra i 15 e i 25 miliardi di dollari), ha iniziato ad espellere ogni settimana settecento clandestini.
Per rispondere a questa tragedia, alcune chiese hanno rilanciato il “Sanctuary Movement” (il movimento che offre asilo, rifugio, santuario a chi è ricercato dalla polizia per essere espulso, perché clandestino). E’ un movimento che si rifà alla tradizione biblica (Num. 35,9-34), ripresa poi nel Medioevo, che chi riesce a trovare rifugio in un luogo sacro o in una città asilo aveva il diritto ad essere protetto. Questo movimento ha avuto inizio negli Usa negli anni ottanta, quando Reagan deportava i rifugiati in paesi come il Salvador o il Nicaragua dove li aspettava la morte. In quegli anni più di 500 chiese si erano costituite ‘santuari’ di asilo politico. Molti si sono così salvati.
Ora, con l’avvio della presidenza Trump, ben settecento istituzioni (fra queste, anche città, università e province) hanno iniziato a dare rifugio politico a chi rischia di essere espulso. I responsabili religiosi si rifiutano di aprire le chiese alla polizia, quando viene per arrestare i clandestini. “Le chiese devono aprire i loro battenti per accogliere coloro che Trump vuole deportare – afferma nella rivista ecumenica Sojournes, B. Packnett. Se Trump decidesse di deportare undici milioni di clandestini, dobbiamo chiedere una massiccia disobbedienza civile. La resistenza è un lavoro sacro. Ecco perché è il nostro lavoro.”
Il ritorno delle ‘chiese santuario’
Uno dei più accesi sostenitori di quest’azione è il reverendo Fred Morris di 82 anni, della Chiesa Metodista di Los Angeles. “La mia comunità cristiana combatterà con le unghie e con i denti – ha detto recentemente – non apriremo neppure di fronte a un mandato. Se vogliono prendere le persone che noi proteggiamo, dovranno buttare giù la porta della chiesa.” Alle chiese si sono aggiunte anche alcune università, città e contee. Alle “città santuario” il 25 gennaio Trump ha deciso di tagliare i fondi federali. Il giudice californiano W. Orrick ha però accolto i ricorsi delle due contee di S. Francisco e Santa Clara, bloccando così il decreto del presidente.
Questo movimento è uno straordinario stimolo per le sonnolente chiese d’Europa. Data la gravità della situazione dei migranti, diventa pressante un appello anche alle chiese in Italia perché lancino nel nostro paese il movimento delle ‘chiese santuario’! E’ un atto di coraggio che devono fare le chiese in Italia, dalle diocesi alle parrocchie, dalle comunità cristiane ai conventi. E’ il coraggio della disobbedienza civile per la difesa della vita umana! E lo stesso coraggio lo devono avere le chiese valdesi, luterane, battiste, metodiste, evangeliche presenti sul nostro territorio. Se le chiese dessero l’esempio, anche città, comuni, municipalità e università potrebbero seguirne l’esempio.
“Sogno un’Europa in cui essere migrante non sia un delitto” ha detto papa Francesco lo scorso anno parlando alle massime autorità dell’UE. Questo è anche il nostro sogno e il nostro impegno.