Dal libro della Genesi cap. 4, 1-16
Questa narrazione della Genesi è un racconto archetipo: il popolo di Israele rilegge con sapienza le vicende della sua storia, descrive il DNA della nostra vita e di ogni storia umana
Nella cacciata dall’Eden si prende in considerazione mistero dell’alterità, uomo/donna, qui nel racconto di Caino e Abele l’alterità io-tu.
Due premesse.
La relazione con l’altro non la inventiamo noi, è un’esperienza OVVIA, con la quale dobbiamo fare i conti. Occorre fare attenzione perchè le esperienze più ovvie sono anche quelle più esposte ad essere sciupate. L’ora più critica è quella della tranquillità.
Rischio di pensare Abele/Caino come buono/cattivo e quindi leggere la nostra vita solo secondo questo criterio: bene e male, in realtà Caino e Abele convivono dentro di noi.
Questa è la storia di un primo lutto, la prima mancanza: “Che cosa stai cercando?
Caino significa :“Ho acquistato un uomo”, rappresenta il riscatto di Eva. Abele, significa “soffio dei soffi” , Abele è fragile perchè è un soffio. Lui per la prima volta fa una cosa nuova: offre un capo di bestiame; una cosa nuova è sempre una realtà fragilissima. Abele, è il nuovo della nostra vita, ci obbliga ad andare oltre ciò che conosciamo.
Il timore e la paura sono legittimi, ma creano difese.
2. Dio preferisce Abele?
Nel racconto, non è scritto che Dio preferisce Abele, ma che guardò con favore a lui.
Tra Dio, Caino e Abele è tutta una questione di sguardi. Caino sente la fatica che ci sia un altro, ha paura di perdere lo sguardo di Dio su di lui, ha paura, come tutti noi di perdere la sua primogenitura. La vita ci insegna che non c’è un posto solo, ma un posto per tutti. Non o io o tu,ma io e tu insieme.
3. Dov’è Abele, tuo fratello?
Dio parla solo a Caino, non gli domanda cos’hai combinato. Lascia dire all’altro: Dove sei?
“… la voce del sangue di tuo fratello…” il sangue, il flusso vitale. Possiamo ascoltare il flusso vitale nostro e degli altri e provare a non interromperli.
Terenzio nel 165 a.c, fa chiedere a Cremetre a un amico ricco che lavora il campo perchè fatica se è ricco., e questi risponde: “Fatti i fatti tuoi!”, ecco questo è il nostro tempo. La domanda “Dov’è tuo fratello?” invita a una diversa mentalità: Io sono un uomo e tutto ciò che fai mi riguarda, non “sono fatti suoi.”
Viviamo in un tempo in cui ci preoccupiamo di sottrarci da qualsiasi responsabilità, vogliamo garanzie per sottrarci: privacy, manleve, certificazioni..
Continuiamo a ripercorrere la nostra storia.
Il Bacino del Mediterraneo, era un ponte che avvicinava le terre, le culture, ora è diventato un confine.
Nel 1500 inizia il tempo della modernità: “Io esisto e prendo coscienza di me, sogno il mondo come lo vorrei”. Le culture occidentali si sono sviluppate con il sogno del “non ancora”. Nel tempo abbiamo reso Dio Utile e così facendo lo abbiamo relegato all’inutilità (il ‘900, morte di Dio, Nietzche).
Oggi il futuro ha cambiato segno: è cresciuta una diffidenza estrema verso di esso.
Dalla morte di Dio siamo passati alla morte del prossimo (Luigi Zoja): “ Che cavoli c’entri tu con me”.
Nella Genesi Adamo ed Eva esprimono la volontà: “io faccio da me”, Caino e Abele esprimono la domanda “chi è mio fratello?”
I muri vogliono chiudere fuori, ma in realtà chiudono i privilegiati dentro le loro paure, (la paura del nuovo impedisce di vedere lo scorrere della vita).
Abele è l’occasione per Caino di ritrovare la strada di casa. Solo il fratello può restituire Dio alla nostra vita.
La fraternità fa ritrovare la paternità: l’incontro con l’altro è l’unica possibilità che ho di ritrovare il volto del Padre, è un fatto teologico.
Il mondo cresce sulle differenze, non sulle somiglianze.
Don Chisciotte è l’invincibile perchè non si fa sbaragliare dalle sconfitte, mai rinuncia a combattere di nuovo.
Interventi:
Tarlo che ci abita: “tanto non cambia niente”.
So ascoltare le domande che pongo all’altro?
Sono interessata a quello che l’altro mi può portare di nuovo?
Quanto le mie domande si alimentano di curiosità malsane?
Riconoscere la fragilità dell’altro mi obbliga a fare i conti con la mia fragilità.
La mancanza di un respiro comunitario è alla base della fatica a guardare al futuro.
I conflitti sono faticosi, ma sono sani. Facciamo confusione tra conflitti e competizione. Il conflitto può tenere conto della relazione.
Le relazioni sono sempre differenti: la differenza si incontra per la relazione.
Tutti noi coabitiamo con Caino e Abele.
I nostri servizi sono umani e umanizzanti.
Viviamo nel tempo dell’appartamento: viviamo una vita appartata. L’altro oggi è l’uscita di sicurezza per ricucire un tessuto.
Al link il volantino con la preghiera
preghiera-formazione-sestri-2016